IL VIOLINISTA ALLA CORTE DEI PRINCIPI.

 

Incontriamo Valeria Offredi, laureata in musicologia (seconda laurea dopo quella in scienze politiche) alla facoltà di Cremona con una tesi sul Fondo di Louis Frosio, direttore d’orchestra operante nel ‘900 in Montecarlo. La vedova del Maestro ha donato il materiale appartenente al Fondo al Centro Studi Valle Imagna ed esso è attualmente conservato in alta valle presso la Bibliosteria di Cà Berizzi che ora la stessa Valeria gestisce. Nella sua Tesi dunque si narra come Luigi Frosio fosse nato il 10 aprile 1915 in Città Alta, a Bergamo, da Raffaele Frosio Roncalli e Caterina Cadei. Ultimo di tre fratelli, egli manifestò da subito la propria originalità: a differenza del resto della famiglia, fu registrato all’anagrafe come Frosio e non Frosio Roncalli, come il resto della famiglia, a causa di una dimenticanza. In alcuni documenti, tuttavia, il secondo cognome compare perché alla Società degli autori francese è stato registrato anche come Louis Frosio Roncalli.

 

Raccontiamo a proposito delle origini di Louis?

La madre Caterina era figlia di un medico chirurgo di Adrara San Martino, paese bergamasco vicino al Lago d’Iseo. Il padre di Louis Frosio, invece, era nato il 9 giugno 1884 a Mazzoleni, frazione di Sant’Omobono Terme, in Valle Imagna. Papa’ Raffaele mostrò sin da giovane una naturale propensione e passione per la musica. Un dono che, secondo i ricordi di Louis, la natura aveva elargito a tutti i membri della famiglia….La famiglia del padre di Louis era di origini modeste: alla frazione Piazzo, dove vivevano, i Frosio Roncalli gestivano un’osteria con camere e coltivavano i terreni di proprietà.

 

Può esserci un collegamento fra le sue umili origini e la musica? 

Nonostante fosse un’umile famiglia di contadini e commercianti, dai racconti di Louis emerge la presenza fra i suoi membri di un istintivo e formidabile orecchio musicale. Fu sorprendente, quando Raffaele Frosio Roncalli padre del Nostro, manifestò il desiderio di accedere al Conservatorio. Una scelta non facile da fare nel mondo rurale delle valli bergamasche del primo ‘900.

 

Quindi papà Raffaele Frosio rappresenta per così dire il vero precedente caso musicale della famiglia?

 Si…infatti intorno al 1903 egli lasciò così i campi, l’osteria, la famiglia e la Valle Imagna per trasferirsi in città. Prese lezioni private di pianoforte e, per mantenersi, lavorava come imbianchino. Nel 1905, a ventuno anni, Raffaele fu ammesso al Conservatorio Gaetano Donizetti di Bergamo nella classe di organo. Sei anni dopo, nel 1911, conseguì il diploma di licenza superiore di organo. Si trasferì, poi, a Milano dove studiò col M° Giacomo Orefice, ottenendo così anche la licenza di canto corale e composizione. Fu nominato organista del Duomo di Bergamo e ricoprì tale ruolo fino al 1915, anno in cui nacque il terzo figlio Luigi. Era scoppiata la guerra, Raffaele partì soldato…Si traferirono successivamente a Gandino, della cui chiesa Raffaele divenne organista titolare una volta tornato dalla guerra. Per ragioni di salute dovette abbandonare l’attività musicale e nel 1929 aprì un negozio di vino da Messa a Bergamo.

 

Dobbiamo raccontare ora qualcosa sui primi passi musicali compiuti dal giovanissimo Louis, futuro Maestro di Montecarlo…

Il ritorno della famiglia a Bergamo consentì a Louis Frosio di essere ammesso nel 1927 alla classe di violino del Conservatorio Gaetano Donizetti di Bergamo col M° Gustavo Prestini. Ricordava spesso Frosio: «…a dieci anni, con tre colleghi più grandi del Conservatorio di Bergamo dove sono stato iscritto, vado già a suonare nelle chiese. Il nostro compenso è di cinquanta lire, dieci lire per ogni musicista e venti per me, il che è naturale visto che io sono il capo!». Nel 1935 Louis raggiunse il padre a Nizza. Qui, in quello stesso anno, vinse un primo premio partecipando a un concorso di violino. Cominciò a viaggiare suonando in diverse orchestre: New York, San Francisco, Berlino, Monaco, Ginevra, Roma e Argentina arrivando, negli anni ’60, a esibirsi anche in Giappone e negli Stati Uniti.

 

La carriera del violinista Frosio prende dunque slancio, ma quando poi quella di coinvolgente Maestro?

In seguito, mise in piedi una propria orchestra di nove musicisti… per poter vivere di musica, si spostò anche in altre città come Saint Tropez, Grenoble e Parigi. Fortunatamente, Louis era un musicista molto apprezzato e richiesto: d’estate suonava nei locali della Costa Azzurra e d’inverno nelle grandi città... Durante e dopo la guerra, Louis Frosio lavorò anche a Cannes, dove si trovavano molti soldati americani. Negli anni intorno alla Seconda Guerra Mondiale era molto di moda, nei locali pubblici, suonare musica da ballo, specialmente jazz. Le big band – orchestre dedicate all’interpretazione di musica quale jazz, mambo e salsa – avevano inaugurato negli USA degli anni ’30 l’”Era dello Swing”… È facile vedere come Monte Carlo, con la sua vita notturna seducente e divertente, avesse fatto immediatamente propria la musica che invitava a godersi la vita. Lo swing sembrava fatto apposta per la rinascita a cui il Principato di Monaco era destinato. All’epoca, ogni albergo aveva un’orchestra per far ballare i propri clienti. Louis iniziò proprio con la musica jazz, unendola a quella che egli definisce musica da concertino. probabilmente indicando con questa espressione un genere musicale d’intrattenimento basato sull’arrangiamento di brani musicali tratti dal repertorio classico.

 

Di cosa ci parlano i brani composti dal Nostro? In che modo il messaggio di cui sono portatori è connesso all’ambito lavorativo e al pubblico di Frosio?

Mi sono concentrata su una piccola parte del materiale del Fondo donato al Centro Studi Valle Imagna. In particolare, ho scelto di analizzare il CD Monte Carlo Rhapsody, 50 ans de musique a Monte Carlo. Ciò mi ha dato la possibilità di lavorare su una parte di materiale limitata ma coerente, che potrebbe essere esemplificativa sia della produzione del M° Frosio sia del contenuto dell’intero Fondo stesso. Confrontare più testi ci dà la possibilità di avere informazioni circa i diversi contesti per cui la musica di Frosio era eseguita. Inoltre, ogni versione del testo può dirci qualcosa sulla forma e sullo stile delle composizioni. Il titolo della settima traccia del CD Jeux d’amour fa giustamente riferimento a elementi fondamentali nell’immaginario connesso a Monte Carlo, in primo luogo i suoi locali, sui quali domina proprio il Casinò, che invitano a trascorrere le ore nel piacere. Tutte le tracce contenute nel CD sono, da questo punto di vista, rappresentativi della musica d'intrattenimento che Louis componeva per i locali in del principato.

 

Jeux d’amour è dunque il brano composto da Frosio su cui è imperniata l’analisi approfondita da te svolta  nel terzo capitolo della tua tesi…

Avevo scelto quel brano  perché ha molti legami con altri brani e con altri artisti, segno della vivacità di Louis e del fatto che coltivava relazioni con altri professionisti per sviluppare la propria attività artistica. Inoltre, fa emergere anche la relazione con il contesto di Montecarlo. Nelle intenzioni di Angela Van Wright, che spinse il Maestro a fare questo cd e che ne ha curato contenuti e pubblicazione, la quale si occupò della produzione del CD, Jeux d’amour avrebbe dovuto evocare il gioco che, nell’ambiente di Monte Carlo, rimanda immediatamente al Casinò. Un luogo senza dubbio nevralgico per la carriera di Louis Frosio. Egli potè affermarsi a Montecarlo proprio per la sua musica “leggera” e d’intrattenimento, che veniva suonata nei numerosi locali notturni del principato per un tipo di clientela altolocata e facoltosa, che si recava in questi luoghi proprio con l’intento di divertirsi e “fare la bella vita”. È quindi sicuramente significativo che una delle tracce del CD che celebra la carriera di Frosio sia dedicata ad uno dei locali che diede al Maestro la possibilità di avere successo. Nel contesto della città monegasca, inoltre, gioco e Casinò si identificano immediatamente con l’idea di lusso e di sfrenato piacere che sembra comune a Monte Carlo. Tuttavia, nelle precedenti versioni del brano scritte da Louis Frosio, non vi è alcun riferimento al mondo del gioco d’azzardo. Al contrario, il titolo da lui più utilizzato per questo brano, Ne t’en vas pas, o Ne t’en va pas, ci fa pensare a un amore che sta per finire. Mi piace immaginare che chi scriveva le parole fosse consapevole che nel mondo luminoso, provocante e mai noioso di Monte Carlo non potesse esistere un finale triste. Nel testo lo stesso motivo che ascoltiamo nel CD di Frosio e che leggiamo nei suoi spartiti accompagna nuclei tematici diversi: l’impossibilità di portare avanti una relazione e la difficoltà di vivere da soli, la seduzione esercitata dal gioco, la banalità delle tentazioni di fronte all’amore vero. L’autore della musica è sempre solo Louis Frosio, che scrive a mano i suoi spartiti. Concludendo l’analisi dei brani musicali disponibili per l’analisi di Jeux d’amour, è possibile affermare che dal 1969, anno della prima testimonianza del brano, al 2001, in cui appare l’ultima versione, non è intercorso nessun importante cambiamento nella melodia, favorendone così l’immediata riconoscibilità.

 

Sappiamo che una composizione particolare risulta dedicata a un appuntamento annuale che ancora oggi si tiene a Montecarlo 

Certo, si tratta  del valzer Bal de la rose: in occasione di questo particolare ricevimento mondano, Louis ha costituito l'Orchestra dei Cento violini che, per lungo tempo, è rimasta una delle principali attrazioni dell'evento. C’era bisogno di qualcosa di nuovo, di straordinario, che lasciasse gli ospiti di stucco e che sostituisse un vecchio appuntamento che si teneva nel mese di febbraio e che non si svolgeva più. Nel 1954 ci fu questo altro momento fondamentale per la carriera di Frosio. Il direttore artistico Henry Astric convocò Louis per conto della Société del Bains de Mer, per organizzare una nuova manifestazione. L’evento avrebbe avuto come motivo centrale le rose, fiore raro a febbraio, ed avrebbe celebrato l’imminente ritorno della primavera. Come disse Jacques Lefèvre: «diventiamo ancora più snob del solito: a febbraio non ci sono rose, facciamo il gala della rosa!». Arrivarono tremila dozzine di rose e più di cento violinisti . Fu così che nacque il Bal del la Rose, anche su iniziativa della principessa Grace, che ne fece un momento non solo mondano, ma anche di beneficenza. Quando il direttore artistico propose a Louis di occuparsi dell’intrattenimento musicale del Bal de la Rose, l’intento artistico era già chiaro: non più ritmi sudamericani, samba e mambo, né jazz, né fox-trot, tutti generi musicali molto di moda allora. Per il Bal de la Rose sarebbero stati rispolverati i vecchi valzer, ormai in disuso, suonati dai violini. Un ballo di rose, valzer e violini…..Astric disse a Frosio: “Dovresti prendere dieci o quindici violinisti». E io: «Perché non cento?». «E li trovi?», e ho detto «Se paghi, ti porto il Papa qui». Il Papa non è venuto, ma c’erano centotredici violini. I musicisti venivano da diverse formazioni e paesi, come riferito dallo stesso Frosio, «venivano dall’orchestra di Monte Carlo, dall’Orchestra di Genova, ce n’erano cinque della Scala e poi dall’Opera di Marsiglia» e, ancora, dall’Orchestra Sinfonica di Nizza, dall’Orchestra del Casinò di Sanremo e dalla vicina St-Raphaël. Davanti a tutti i musicisti stava Frosio, che entrava nella sala accompagnando i musicisti disposti su due file, scivolando poi fra i tavoli per allietare con la sua musica gli ospiti seduti al tavolo. I presenti rimanevano colpiti dal magnifico spettacolo di quel centinaio di violini fluttuanti, che suonavano dolci valzer. La richiesta sarà in seguito di avere un primo organico destinato a suonare durante le cene di gala con brani su richiesta ed un altro dopo il caffè, predisposto proprio ad eseguire le colonne sonore cinematografiche più amate.

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